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“Un uccello molto serio”, regia di Lorenza Indovina
Arriva al David di Donatello con “Un uccello molto serio”, Lorenza Indovina, regista e attrice mossa da una grande passione per il cinema. Con la sua ultima prova alla regia, è in lizza per la vittoria della statuetta nella sezione corti. Scopriamo insieme qualcosa in più.
Finora dove ha trovato i protagonisti per le sue storie?
In genere nascono da incontri letterari (come nel caso di “Un uccello molto serio” tratto da un racconto di Ammaniti) o anche da suggestioni, da stati d’animo. Qualsiasi cosa che mi possa colpire e che non posso fare a meno di raccontare per immagini…
È capitato che abbia cambiato idea su come procedere in fase di scrittura della sceneggiatura?
Mi è capitato di scrivere e riscrivere la storia. Partire con un’ottima sceneggiatura è fondamentale e quindi ci lavoro quasi in maniera ossessiva.
Quale corto di sua realizzazione offrirebbe come biglietto da visita ad un produttore cinematografico?
Sicuramente “Un uccello molto serio”. È l’ultimo che ho fatto ed è quello che mi ha messo più alla prova come regista.
Quale fase lavorativa la impegna maggiormente?
La parte organizzativa. È il momento delle decisioni e dei piccoli “lutti”. Dove molto spesso sei costretta a rinunciare a delle scelte prese per mancanza di soldi. E questo mi fa soffrire molto.
Che rapporto hanno le generazioni digitali con il cortometraggio?
Hanno portato grandi benefici. Adesso chiunque se vuole può realizzare il suo piccolo film. Ormai anche con un semplice software lo si può pure montare a casa. Ha dato la possibilità a molti giovani di potersi misurare con il racconto cinematografico.
La selezione del casting come avviene?
Io ho la fortuna di lavorare come attrice da molti anni e di avere bravissimi attori come amici. Già quando lessi il racconto “Un uccello molto serio” immediatamente nella testa mi è apparso il volto di Rolando Ravello. Gli ho mandato la sceneggiatura e lui ha accettato. La sua interpretazione è stata un dono. È riuscito con il suo grande talento a restituirmi il tono della storia che era una delle cose più difficili da trovare.
Il corto è ancora lo strumento di promozione per un regista emergente?
Assolutamente sì. Il cortometraggio è un film breve. Ma spesso come in letteratura non è detto che per questo sia meno difficile. Anzi il talento di un regista può essere maggiormente espresso. In poco tempo bisogna raccontare una storia, dei personaggi, delle emozioni. E non è per nulla facile.
È possibile, spinti dalla sola passione, realizzare un corto di successo?
Certo. La passione dovrebbe essere il motore della realizzazione di qualsiasi cosa.
Quanto denaro è necessario per la realizzazione di un cortometraggio?
È relativo al film che si vuole realizzare.
Le agenzie ed i festival nazionali che ruolo hanno oggi?
Sono fondamentali. I festival sono l’unico spazio in cui si possono vedere i corti (tranne in rari casi dove il corto viene abbinato ad un lungo). Vincere un riconoscimento oltre ad essere gratificante può aiutare il film ad avere una maggiore veicolazione.