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Il giardino delle delizie regia di Andrea Purgatori
Scrittore e volto noto del giornalismo italiano, Andrea Purgatori è in gara al David di Donatello con il corto “Il giardino delle delizie”. Scopriamolo insieme nelle vesti di regista.
Cominciamo subito con la domanda di presentazione. Chi è …?
Sono uno scrittore. prestato al giornalismo, con passione e curiosità. prestato al cinema, con passione e curiosità.
Tre domande da appassionato: qual è il suo regista preferito e il film/cortometraggio che non smetterebbe mai di rivedere? Perché?
Il regista è Elio Petri. Il film è “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”. A mio giudizio, un’opera magistrale sul significato ambiguo e corrotto del potere.
Da dove nasce l’idea per un cortometraggio? Dove trova gli spunti per realizzare le sue opere?
L’idea del “Giardino delle delizie” è stata della sceneggiatrice Keti Stamo. È un viaggio (breve) che racconta l’incapacità di amare di un uomo adulto, ricco e fragile.
Gli spunti sono sempre intuizioni che provengono dall’esterno, dall’osservazione della vita intorno. L’anima di un film è costruita sulla capacità di raccontare una storia pescando emozioni nascoste al proprio interno, trasformandole in immagini e parole. Senza vergognarsi di mettere a nudo se stessi. quando ci si riesce.
La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?
È facile trovare la quadratura estetica di un’idea d’immagine. È difficile ottenere dagli attori il senso più intimo di ciò che ogni scena deve raccontare. A volte ci si riesce, a volte no. Se poi il tempo ti insegue, allora sono guai.
Corto è davvero più bello?
Corto non è più bello o più brutto che lungo. È la sintesi di un racconto che deve essere portata all’essenziale.
Qual è il suo stato d’animo quando, per necessità di lunghezza della pellicola, deve rinunciare ad una scena ben fatta?
Per fortuna il cinema è una continua ricerca della messinscena perfetta. Tutto si può fare, anche tagliando. E poi, come diceva Faulkner, un autore è grande quando ha il coraggio di uccidere le creature a cui tiene di più.
Nell’ambito del cinema italiano, in che misura è possibile proporre delle nuove idee e quanto invece si deve venire a patti con i produttori e i gusti del grande pubblico?
Il cinema in generale è una partita a poker. Puoi essere bravo e convinto quanto vuoi di ciò che decidi di raccontare, ma per raggiungere l’obiettivo devi avere anche la fortuna di infilare tutte le porte giuste.
Non può mancare una considerazione per l’oscar di Paolo Sorrentino…
Mi ha fatto felice. E deve fare felice tutto il cinema italiano. Chi non la pensa così è uno stolto.
Il David di Donatello è uno dei premi artistici nazionali più importanti. Cosa si prova ad essere inseriti tra i possibili vincitori della statuetta?
Meglio non pensarci. Il resto è un regalo.
Prossimi progetti? Il sogno nel cassetto?
Il cassetto è vuoto. Al nuovo progetto sto già lavorando. Ma se poi si farà è un’altra cosa.