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Luca Dal Canto, regista de “Il cappotto di lana”

“Il cappotto di lana”. È questo il titolo del corto di Luca Dal Canto, giovane regista in gara nella sezione cortometraggi. Tanti i progetti in cantiere. Scopriamoli insieme.

Cominciamo subito con la domanda di presentazione. Chi è …?

Sono un filmmaker di 32 anni, nato a Livorno e innamorato alla follia della sua città, che cerca di trasformare la propria passione in un mestiere. Mi sono laureato in Linguaggio Audiovisivo e ho lavorato per alcuni anni come aiuto regia nel cinema e nella pubblicità. Recentemente ho iniziato a realizzare qualcosa di mio: videoclip, documentari e adesso questo cortometraggio intitolato “Il cappotto di lana”.

Tre domande da appassionato: qual è il suo regista preferito e il film/cortometraggio che non smetterebbe mai di rivedere? Perché?

Beh… Registi preferiti ce ne sono molti. Diciamo sicuramente Stanley Kubrick e, rimanendo in Italia, Dino Risi.
Un film che non smetterei mai di rivedere è proprio “Il sorpasso” di Dino Risi, ma anche “Ovosodo” di Paolo Virzì, commedia che, quando avevo 16 anni, mi fece decidere di voler far questo mestiere da grande.

Da dove nasce l’idea per un cortometraggio? Dove trova gli spunti per realizzare le sue opere?

Le mie idee nascono quasi sempre dall’osservazione della realtà circostante. L’idea de “Il cappotto di lana”, ad esempio, è nata da un episodio a cui ho assistito su una spiaggia durante l’estate 2012: due genitori che si lamentavano della figlia quattordicenne che voleva iscriversi al liceo classico perché amante dello studio; un atteggiamento molto preoccupante che rispecchia la tragica situazione culturale del nostro Paese.

La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?

La cosa più difficile, essendo quella de “Il cappotto” una produzione praticamente a budget zero con solo tre collaboratori nella troupe, è stata pensare un po’ a tutto… Fotografia, Scenografia, Costumi etc. etc.
La più facile – o meglio quella che mi riesce sempre più facile nei lavori che faccio – relazionarmi con gli attori e dirigerli.

Corto è davvero più bello?

Più che bello, direi stimolante. Raccontare una storia e far emozionare lo spettatore in così poco tempo è molto complicato e quando ci riesci è una vera e propria soddisfazione.

Qual è il suo stato d’animo quando, per necessità di lunghezza della pellicola, deve rinunciare ad una scena ben fatta?

Dispiaciuto (soprattutto per gli attori che l’avevano interpretata) e preoccupato perché temo sempre che il senso della storia possa venire meno.

Nell’ambito del cinema italiano, in che misura è possibile proporre delle nuove idee e quanto invece si deve venire a patti con i produttori e i gusti del grande pubblico?

In Italia, eccetto casi rarissimi, non è purtroppo così semplice proporre nuove idee e nuovi nomi. Si può provare comunque a realizzare un prodotto di qualità anche cercando di avvicinarsi ai gusti del pubblico e alle esigenze dei produttori. Basta volerlo ed avere un po’ di coraggio.

Non può mancare una considerazione per l’oscar di Paolo Sorrentino…

“La grande bellezza” è uno di quei film che in Italia vengono ormai prodotti, purtroppo, ogni 15-20 anni. Sono come un’oasi in un deserto. È un film affascinante, visionario e geniale nel raccontare la vacuità di un paese come il nostro e di una città come Roma. Mi ha colpito soprattutto dal punto di vista fotografico. La fotografia di Bigazzi, in molte scene, lascia senza fiato.

Il David di Donatello è uno dei premi artistici nazionali più importanti. Cosa si prova ad essere inseriti tra i possibili vincitori della statuetta?

È un’emozione veramente incredibile. Per me è un sogno e si sa: nella vita si cerca sempre di non smettere mai di sognare… Penso che se solo riuscissi a entrare nelle 5 nomination, sverrei sul colpo 🙂

Prossimi progetti? Il sogno nel cassetto?

Ho in ballo due progetti che sono ancora in fase primordiale, soprattutto dal punto di vista produttivo. Si tratta di un lungometraggio (per questo manca purtroppo ancora un produttore) e di un docu-film (co-produzione Italia-Francia). Per entrambi sono già scritte le sceneggiature, sperando che al più presto si sblocchi qualcosa.
Sta poi per essere inaugurata una mia importante mostra fotografica sui luoghi di Amedeo Modigliani tra Livorno e Parigi; un viaggio fotografico, corredato da didascalie e aneddoti legati alla figura dell’artista, attraverso i luoghi dove Modì ha abitato, dipinto, amato, pianto, sofferto, così come sono oggi, 100 anni dopo.