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“La paura più grande”, di Nicola di Vico
Ha una lunga esperienza nel mondo del cinema, ma ha appena deciso di rimettersi in gioco ricominciando da zero. È Nicola di Vico, regista trentatreenne di Maddaloni (Ce), al David con il corto “La paura più grande”.
Cominciamo subito con la domanda di presentazione. Chi è …?
Mi chiamo Nicola di Vico, ho 33 anni. In Italia sono stato assistente alla regia. Per più di due anni sono stato assistente personale di Laura Luchetti (una persona splendida, rara in questo ambiente). Ho lavorato come tutor in una scuola di cinema di Roma al fianco di Demetrio Salvi, maestro e amico. Poi lettore di sceneggiature… Ma in questo momento mi sono trasferito a Parigi dove sto cercando di ricominciare da zero.
Tre domande da appassionato: qual è il suo regista preferito e il film/cortometraggio che non smetterebbe mai di rivedere? Perché?
Non ho un regista preferito né tanto meno un solo film preferito! Devo dire che il cinema d’impegno sociale e politico mi attrae più di tutti. Ma ho scritto una tesi di laurea su Massimo Troisi che resta il primo ad avermi avvicinato al cinema. Amo il grande Cinema. Da Rossellini a Kubrick, Rosi, Petri (forse un po’ più di tutti), Monicelli, Bertolucci, Bellocchio, Godard, Scorsese, Truffaut, Polanski, Garrone e tantissimi altri ancora, potrei continuare all’infinito.
Da dove nasce l’idea per un cortometraggio? Dove trova gli spunti per realizzare le sue opere?
Il più delle volte, l’idea arriva da sola… neanche me ne rendo conto. Camminando per strada, guardando la TV, parlando con gli amici, osservando le persone. Anche quando vorrei affrontare un tema in particolare, quando voglio parlare di qualcosa in particolare, aspetto che l’idea prenda il sopravvento. Nella maggior parte dei casi, inizio a fantasticare sempre su una scena che nasce da sola e che torna di continuo nella mia testa. Poi un po’ alla volta arrivano altre scene fino a quando non decido di sedermi alla scrivania e iniziare con le ricerche. Poi è solo tempo passato davanti al PC.
La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?
Il primo ciak! Quello mi terrorizza sul serio. Per il resto la mia troupe è fantastica e mi aiuta in tutto.
Corto è davvero più bello?
Non credo. Penso che lungo e corto abbiamo due processi di scrittura differenti. Ovviamente mi riferisco al fatto che concentrare una storia in dieci minuti è totalmente differente dal concentrarla in due ore.
Qual è il suo stato d’animo quando, per necessità di lunghezza della pellicola, deve rinunciare ad una scena ben fatta?
Non ho mai avuto di questi problemi. Sono un regista indipendente. I miei produttori, quelli della PromioFilm, sono anche miei amici e credono, almeno fino ad ora, nei miei progetti.
Nell’ambito del cinema italiano, in che misura è possibile proporre delle nuove idee e quanto invece si deve venire a patti con i produttori e i gusti del grande pubblico?
Non penso che nel cinema italiano ci sia molto spazio per le nuove idee. Parlo ovviamente per esperienza personale.
Non può mancare una considerazione per l’oscar di Paolo Sorrentino…
Paolo Sorrentino è tra i migliori registi viventi. Finalmente!
Il David di Donatello è uno dei premi artistici nazionali più importanti. Cosa si prova ad essere inseriti tra i possibili vincitori della statuetta?
Bello!
Prossimi progetti? Il sogno nel cassetto?
Sono molto superstizioso! Preferisco non parlare di progetti che non hanno ancora visto la luce.