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“Neanche i cani”, il corto di Alfio D’Agata
Alla regia di “Neanche i cani”, c’è Alfio D’Agata, regista originario di Catania. Il suo corto è al David di Donatello 2014. Conosciamolo meglio.
Che vuol dire girare un cortometraggio oggi?
Vuol dire confrontarsi con tutta una serie di difficoltà, prima tra tutte il recupero dei fondi necessari per la realizzazione e poi un grande lavoro di persuasione per convincere attori e troupe a lanciarsi nel progetto. Ma tutto ciò è anche stimolante sia dal punto di vista artistico che umano.
Quale tipologie cinematografiche vengono meglio rappresentate da un cortometraggio?
Non c’è una vera e propria tipologia meglio rappresentata da un cortometraggio; direi piuttosto che spesso il corto è legato a un idea con un colpo di scena finale.
Quale corto di sua realizzazione offrirebbe come biglietto da visita ad un produttore cinematografico?
Forse proporrei “Stai calmo” l ultimo corto che ho girato in 35mm (poi la pellicola è pian piano scomparsa) e con tutta una serie di attori da dirigere. Un corto corale e tecnicamente complesso.
Quale fase lavorativa la impegna maggiormente?
Il mettere in piedi le varie componenti all’ inizio di un progetto. Il regista è più psicologo/venditore che autore. Quindi direi la Pre-produzione.
Che rapporto hanno le generazioni digitali con il cortometraggio?
Io che mi sono formato nel reparto Fotografia e mi sono confrontato con la pellicola (e tutto ciò che era legata ad essa) ho il medesimo rapporto di prima, la stessa impostazione tecnica; non giro mai tanto per girare e non penso alla mole di girato in più che oggi puoi ottenere. Sfrutto i vantaggi del digitale cercando di non farmi assorbire dalla presunta “facilità” del mezzo.
La selezione del casting come avviene?
Generalmente penso già all’ attore o attrice che vorrei e poi provo a contattarlo. Qualche volta mi è capitato di organizzare dei casting attraverso la produzione o degli agenti.
Il corto è ancora lo strumento di promozione per un regista emergente?
Lo spero.
È possibile, spinti dalla sola passione, realizzare un corto di successo?
Certo, senza passione è impossibile lanciarsi in questa “impresa” e la passione genera spesso l idea e/o il linguaggio che ti può aiutare a girare un corto di successo.
Quanto denaro è necessario per la realizzazione di un cortometraggio?
Dipende dalla storia che si vuole raccontare e da quante persone si riesce a coinvolgere per la “gloria”. Personalmente ho realizzato corti da 3000 euro e altri da 15000 euro.
Le agenzie ed i festival nazionali che ruolo hanno oggi?
Hanno ruolo fondamentale di divulgazione e aggregazione, alla fine il corto è un piccolo grande prodotto che cerca di farsi vedere e notare; e là dove Agenzie e Festival individuino qualità hanno il difficile compito di divulgare il corto in tutti i possibili canali.