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David Ambrosini presenta “L’uomo dalla sciarpa bianca”

Arriva al David con un lavoro impegnativo, David Ambrosini, regista originario di Campobasso. Il suo corto si intitola “L’uomo dalla sciarpa bianca”. Conosciamolo meglio.

Che vuol dire girare un cortometraggio oggi?

Avere la possibilità di esprimere se stessi, poter dire la propria su un argomento in maniera creativa. Vuol dire raccontare qualcosa, magari un proprio sogno o fantasia o quello che si sente vicino.
Ma vuol anche dire mettersi in gioco, testarsi. Un corto è un progetto complesso, soprattutto in un periodo come questo in cui i finanziamenti sono pochi o nulli e allora la determinazione e lo spirito d’iniziativa diventano determinanti per la riuscita del progetto.

Quale tipologie cinematografiche vengono meglio rappresentate da un cortometraggio?

Se si considera un cortometraggio come un prodotto a se stante e non come la versione breve di un film, allora ogni genere cinematografico, con i dovuti accorgimenti, può essere soggetto di un corto. Spesso sono proprio i generi più strutturati e rigidi nei loro cliché a fornire la base per un ottimo corto attraverso il loro linguaggio ben definito.

Quale corto di sua realizzazione offrirebbe come biglietto da visita ad un produttore cinematografico?

Sicuramente “L’Uomo dalla Sciarpa Bianca”. E’ stato un lavoro molto complesso per via delle sue difficoltà realizzative ma di cui mi sento pienamente soddisfatto. Mi piace pensare che nel suo piccolo si tratti di un corto la cui resa lo avvicina molto al cinema lungo.

Quale fase lavorativa la impegna maggiormente?

Per mia attitudine mentale dedico molti sforzi alla preproduzione in quanto sono fermamente convinto che una buona preparazione faciliti il raggiungimento del risultato voluto in fase di riprese.

Che rapporto hanno le generazioni digitali con il cortometraggio?

La rivoluzione digitale che sta investendo i mestieri del cinema ha reso in parte più semplice ed economico realizzare un proprio prodotto audiovisivo, aumentando così le possibilità di chi vuole realizzare un corto. La nuova generazione, grazie alla possibilità di poter maneggiare quotidianamente attrezzature professionali e non, spesso risulta tecnicamente più preparata rispetto a chi fa cinema da più tempo.

La selezione del casting come avviene?

Dipende da cosa cerco. Di solito incontro più volte un attore, iniziando con un colloquio. Oltre a gli ovvi provini su parte, mi piace far fare improvvisazioni guidate agli attori per capire quanto possano essere in sintonia con me e con il corto che voglio realizzare. Raramente baso la mia scelta su canoni fisici.

Il corto è ancora lo strumento di promozione per un regista emergente?

Il corto è sicuramente il mezzo più valido per farsi conoscere dimostrando da subito le proprie capacità. Grazie anche alla fitta presenza di festival e concorsi dedicati al cinema breve, un buon corto può arrivare facilmente all’attenzione della critica o di un produttore. Questa visibilità non deve necessariamente essere considerata come una sorta di promozione ma, vista la situazione attuale del mercato cinematografico italiano, è forse la cosa che ci si avvicina di più.

È possibile, spinti dalla sola passione, realizzare un corto di successo?

La passione è quella forza che ti spinge a credere nel tuo progetto e a trovare le persone giuste con cui realizzarlo. Crederci è l’unico modo per affrontare le scelte e le difficoltà che la natura di un lavoro, spesso autoprodotto, ti pone davanti. La passione non solo è sufficiente ma necessaria.

Quanto denaro è necessario per la realizzazione di un cortometraggio?

Molto dipende da cosa si vuole fare. Ovviamente corti che presentano degli alti costi oggettivi come scenografie, costumi ed effetti speciali, richiedono dei budget considerevoli. Se si scrive però pensando ai mezzi a propria disposizione, usando la fantasia per adattare ciò che si vuole raccontare a quello che si ha, allora i costi di un corto possono arrivare ad azzerarsi. Se si coinvolge una troupe di amici che crede nel progetto e che investe in esso il proprio lavoro, allora il corto è fatto.

Le agenzie ed i festival nazionali che ruolo hanno oggi?

I festival danno visibilità ai corti dei registi esordienti che altrimenti finirebbero nel dimenticatoio. Avere un’agenzia alle spalle che crede nel tuo lavoro può essere un aiuto importante, ma non indispensabile.