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“Noûs”, per la regia di Davide Del Mare
Davide Del Mare è nella sezione corti. Giovane regista con una buona esperienza, arriva al David con “Noûs”. Conosciamolo insieme.
Cominciamo subito con la domanda di presentazione. Chi è …?
Il mio nome è Davide Del Mare, sono nato a Milano nel 1986. All’età di 12 anni realizzavo cortometraggi invogliando i miei compagni di scuola a darmi una mano e a recitare in storie alquanto bizzarre. Durante i tre anni alla facoltà di Regia dello IED, grazie ad ottimi e stimolanti insegnanti ho iniziato a vivere esperienze su set cinematografici e pubblicitari di importanza rilevante. Giocando ruoli di assistente alla regia o di backstagista incominciai a vedere l’affascinante mondo che sta dietro alla macchina da presa. Nel 2008 finiti gli studi fondai la mia casa di produzione LATERAL FILM, srl operativa anche oggi, che vanta la realizzazione di centinaia di progetti video per aziende e produzioni sempre più professionali come spot televisivi, documentari, video musicali, sitcom, web-se
Tre domande da appassionato: qual è il suo regista preferito e il film/cortometraggio che non smetterebbe mai di rivedere? Perché?
Difficile scegliere tra Fellini, Kubrick e Lynch. Quest’ultimo sicuramente ha realizzato il film che amo di più: “Mulholland Drive”. Lo preferisco di poco a “8 ½” di Fellini solo perché le atmosfere Lynchane sono ancora di più nelle mie corde. Ma le due opere non sono così lontane una dall’altra. Lynch, come Fellini, è riuscito a ricreare atmosfere e storie oniriche che riescono a parlare di cinema e a raccontare l’anima e l’inconscio dei protagonisti dei suoi film.
Da dove nasce l’idea per un cortometraggio? Dove trova gli spunti per realizzare le sue opere?
Le idee migliori mi sono arrivate durante l’ascolto di colonne sonore o durante la visione di alcuni film. Così è accaduto anche per “Noûs”. L’idea è nata dopo la visione dell’ultima scena di “Stalker” di Tarkovsky e l’ascolto delle musiche di “Memento” e di “Sulle mie labbra”.
La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?
La cosa più semplice è stata dirigere Riccardo Magherini, nel ruolo del killer, poiché ci eravamo così intesi bene prima dell’inizio delle riprese che il giorno dello shooting era un piacere vederlo in quella parte, tutto sembrava avvenire con linearità e senza intoppi o indecisioni.
La cosa più difficile è stata comunicare con il direttore della fotografia (Andrea Frigerio) e con gli attori (Walter Leonardi e Maria Pilar Perez Aspa) durante le riprese della scena in camera-car. Eravamo tutta la notte su un’enorme piattina idraulica per trainare l’automobile dei protagonisti e io fisicamente ero distante da loro, per cui potevo parlargli solo tramite walkie-talkie. Sicuramente la scena più difficile da realizzare ma anche la più divertente.
Corto è davvero più bello?
Penso che Corto sia un’ottima palestra per poi un giorno girare un lungometraggio.
Qual è il suo stato d’animo quando, per necessità di lunghezza della pellicola, deve rinunciare ad una scena ben fatta?
Sicuramente tristezza e poi in seguito malinconia. È un po’ come togliere memoria allo spettatore.
Nell’ambito del cinema italiano, in che misura è possibile proporre delle nuove idee e quanto invece si deve venire a patti con i produttori e i gusti del grande pubblico?
Immagino si debba venire molto a patti e penso sia corretto farlo. La mia grande speranza è che sia i produttori che il gusto del grande pubblico tornino ad apprezzare il cinema di genere. Polizieschi, horror, spaghetti-western, cinema surreale… tutti generi in cui i registi italiani segnavano la storia del cinema e venivano apprezzati anche dai molti e non solo in Italia, avevano un mercato mondiale.
Non può mancare una considerazione per l’oscar di Paolo Sorrentino…
Gli indirizzo i miei più grandi complimenti non solo per la vittoria agli Oscar ma soprattutto per essere tra i pochissimi autori contemporanei che sono riusciti a fare il loro cinema fin dal primo film. La sua carriera penso sia oggi il sogno di qualunque aspirante regista italiano di lungometraggi, non solo il mio.
Il David di Donatello è uno dei premi artistici nazionali più importanti. Cosa si prova ad essere inseriti tra i possibili vincitori della statuetta?
Essere in gara è per me motivo di grande orgoglio e felicità. L’idea che questa avventura possa ipoteticamente tradursi in un premio così importante e trasformarsi in un primo passo nel lungo sentiero del fare cinema mi rende molto emozionato e agitato allo stesso tempo.
10. Prossimi progetti? Il sogno nel cassetto?
Continuerò sicuramente a partecipare ad ogni produzione di LATERAL FILM. A breve realizzerò un video musicale a cui tengo molto e che mi darà una nuova occasione di potermi esprimere come regista. Il sogno nel cassetto è ovviamente avere l’opportunità di realizzare il mio primo lungometraggio. Tutta la passione, i sacrifici e il tempo investito fino ad oggi hanno sempre avuto il cinema come obiettivo.