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Gianluca Lasaracina è il regista di “Utility Fog”: Use things, not people
Poco più di vent’anni e una grande passione per il cinema che ha saputo trasformare in realtà. È Gianluca Lasaracina, nella sezione corti con “Utility Fog”. A lui la parola.
Cominciamo subito con la domanda di presentazione. Chi è …?
Il mio nome è Gianluca Lasaracina e sono stato fortunato a nascere in una delle capitali del cinema come Roma, il 12 Maggio 1992. Simpatico, socievole e pieno di energia. Ho frequentato il corso di sceneggiatura all’Accademia di Stefano Jurgens e studio cinema al DAMS di Roma Tre. Dopo un anno alla facoltà di Economia, mi sono deciso, ho preso coraggio e ho seguito la mia passione per il cinema facendola diventare anche un lavoro. Produco cortometraggi da quasi 2 anni.
Tre domande da appassionato: qual è il suo regista preferito e il film/cortometraggio che non smetterebbe mai di rivedere? Perché?
Forse questa è la domanda più difficile. Seguo e mi ispiro a diversi registi, sia del presente che del passato, ma devo dire che il mio preferito rimane Steven Spielberg. Lo considero un genio, un innovatore, lo Steve Jobs del cinema degli ultimi anni. Il film che ho a cuore è tra i suoi lavori, anche se non tra i più noti: “Prova a prendermi” con Leonardo Di Caprio. Prendo come spunto quel film, perché mi trasmette la forza e la volontà di andare avanti. Di certo la storia di un truffatore non è ben vista da nessuno, ma il modo in cui la ironizza il regista la rende una commedia da amare.
Da dove nasce l’idea per un cortometraggio? Dove trova gli spunti per realizzare le sue opere?
L’idea di “Utility Fog” nasce dalla vita di tutti i giorni. Il corto tratta l’uso spropositato della tecnologia, e chi meglio di un ventenne può accorgersi di come, a volte, ci lasciamo coinvolgere in modo esasperato. Non voglio dare nessuna lezione, spero soltanto che il mio lavoro contribuisca ad una “disintossicazione” globale. Gli spunti per le mie opere le traggo, anch’esse, dal quotidiano, trattando temi sociali e sulla mia città di origine.
La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?
Non credo esistano cose facili, ma solo cose difficili fatte con piacere. È stupendo stare sul set e vedere la propria idea che si realizza grazie all’aiuto di altre persone. L’ottimizzazione dei tempi è probabilmente la difficoltà più grande che si incontra quando si deve girare in poche ore, con una troupe ridotta.
Corto è davvero più bello?
Chiunque pensi ad una storia da raccontare, non lo farebbe in 120 minuti, ma in 5. Un corto, se girato bene, può esprimere migliaia di sensazioni ed emozioni compresse in quei pochi minuti, che acquistano ancora più valore. In un corto si può raccontare un attimo della propria vita, un’idea avuta all’improvviso. Un corto può valere quanto un film di ben più ampia lunghezza.
Qual è il suo stato d’animo quando, per necessità di lunghezza della pellicola, deve rinunciare ad una scena ben fatta?
In fase di montaggio bisogna sempre fare delle scelte, e purtroppo in qualsiasi tipo di film vanno inserite solo le scene essenziali e di contenuto. Mi è capitato spesso di fare a meno di scene ben fatte, di prendere una direzione diversa dal previsto, ma alla fine del lavoro sono sempre contento e soddisfatto di ciò che ho scelto. Oltretutto, quando ho più possibilità durante la post-produzione, ritengo che il corto sia riuscito alla grande.
Nell’ambito del cinema italiano, in che misura è possibile proporre delle nuove idee e quanto invece si deve venire a patti con i produttori e i gusti del grande pubblico?
Il cinema italiano è un territorio complesso sul quale lavorare. Sto verificando, grazie ai concorsi a cui partecipo, che è molto difficile piacere a tutti e che probabilmente, una storia girata tecnicamente meglio, non è sempre quella vincente. In Italia, produttori, critici e pubblico si dividono per ogni singolo film, quindi è impossibile accontentare tutti. Sarei un ipocrita se dicessi che per girare un film non scenderei mai a patti con il produttore, ma di certo farei valere la mia idea il più possibile, senza farmi mettere i piedi in testa.
Non può mancare una considerazione per l’oscar di Paolo Sorrentino…
Paolo Sorrentino è trai i registi italiani che preferisco e che seguo da tempo ed è stato fantastico vederlo trionfare ad Hollywood. Mi schiero dalla parte della critica che giudica “La grande bellezza” un capolavoro, degno di essere paragonato alle pellicole di grandi artisti come Fellini e De Sica. Sono contento che sia riuscito a riportare un Oscar in Italia dopo molto tempo, e spero che sia solo la prima tappa per un nuovo inizio.
Il David di Donatello è uno dei premi artistici nazionali più importanti. Cosa si prova ad essere inseriti tra i possibili vincitori della statuetta?
“Utility Fog” è il primo cortometraggio su cui ho investito tutto me stesso. Sono stato fortunato ad incontrare una troupe ed un cast di valore che mi ha portato a partecipare al David di Donatello. Il giorno in cui ho letto la notizia su internet sono rimasto a bocca aperta. Per me già è un onore essere arrivato tra i possibili vincitori ed ovviamente non manca la speranza di entrare nella cinquina finale. In ogni caso la più grande soddisfazione del 2014, per ora, rimane questa.
Prossimi progetti? Il sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è quello di realizzare una mia serie TV. Sono appassionato di telefilm fin da bambino e prendo come esempio l’autore Kevin Williamson. Sto progettando da tempo una web serie che produrrò quest’estate e lancerò su YouTube nel prossimo Ottobre, e spero sia un piccolo passo per raggiungere quello a cui ambisco.