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“L’appuntamento” di Gianpiero Alicchio
È l’autore de “L’appuntamento”, si chiama Gianpiero Alicchio, ed è in gara per la sezione corti. Conosciamolo meglio grazie a quest’intervista.
Finora dove ha trovato i protagonisti per le sue storie?
Osservando la vita. Ogni esperienza, ogni incontro, ti può regalare l’idea per una storia. Ognuno di noi ha nel cassetto una storia da raccontare. Mi piace ascoltare la gente, i loro racconti e i loro silenzi.
In particolare i protagonisti de “L’appuntamento” prendono spunto dalla vita reale, dalle esperienze dei quattro attori (Manuel Ricco, Camilla Bianchini, Stella Saccà e me compreso) che direttamente o indirettamente hanno vissuto o ascoltato.
È capitato che abbia cambiato idea su come procedere in fase di scrittura della sceneggiatura?
Certamente! Restare sempre e solo sulle proprie idee è pari a morire. Non aprirsi a nuove proposte sarebbe come percorrere ogni giorno la stessa strada a testa bassa. Percorrendo lo stesso tragitto. A tal proposito mi viene in mente una poesia bellissima di Pablo Neruda “Lentamente muore”. Creatività significa anche scoprire, sperimentare, crescere, rischiare, infrangere le regole, commettere degli errori e divertirsi.
Quale corto di sua realizzazione offrirebbe come biglietto da visita ad un produttore cinematografico?
Quello che ancora farò! Cerco di non affezionarmi mai ad un progetto finito. Il rapporto con un produttore dovrebbe essere come quello di un padre con il figlio con cui si discute la vita e la crescita di un altro figlio: l’opera filmica. Mi piacerebbe discutere con lui su tutte le fasi della realizzazione e dell’evoluzione. Con un corto puoi far vedere una piccola percentuale delle tue potenzialità registiche correndo il rischio di perdersi tutto quello che non c’è ma che potresti saper fare.
Quale fase lavorativa la impegna maggiormente?
Ogni fase lavorativa per me è impegnativa. L’impegno è un elemento importante per tutti i partecipanti al progetto filmico. Ogni singolo individuo si fa carico di una grossa responsabilità che accomuna tutti. Se anche solo un elemento del cast o della troupe è disimpegnato, nel risultato finale, si scopre. E’ inevitabile. Mi piace seguire ogni step della lavorazione. Con impegno, dedizione, emozione. Dalla scrittura alla distribuzione.
Che rapporto hanno le generazioni digitali con il cortometraggio?
Il cortometraggio non è uno slow food. E’ un take away! A chi non piace nella vita poter assaggiare qualcosa al volo? Che non richieda molto impegno di tempo, e che nello stesso tempo restituisca un momento di riflessione o divertimento? Siamo circondati dal digitale. Il mio monito è solo quello di dedicare la giusta attenzione ai corti distribuiti digitalmente. Vedere un cortometraggio sul cellulare, con una discreta qualità audio e video, potrebbe far perdere di vista il valore dello stesso.
La selezione del casting come avviene?
Avendo inizialmente affrontato il percorso da attore conosco le insidie. La selezione è un argomento molto delicato. La scelta degli attori dovrebbe essere precisa. Saper riconoscere il talento giusto per il personaggio è sempre una partita a poker. Ci vuole molta attenzione, a volte si necessita di più incontri. Ne vedo pochi di casting con la tangibile volontà di scoprire quello che c’è dietro ad un primo approccio, che non si limiti a “vediamo la scena” e avanti il prossimo!
Il corto è ancora lo strumento di promozione per un regista emergente?
Senza dubbio. Oggi però ci sono varie chance per dimostrare le qualità direttive per un progetto video. Il web è pieno di registi talentuosi che riversano le loro qualità in video blog costruiti a tavolino o web series. Il corto ha il privilegio di poter partecipare ai festival nei quali si può avere un buon riscontro del pubblico e della critica. Se potessi metterei su un Cinema dove tutto il giorno, per tutto l’anno, si proiettano solo cortometraggi, non sarebbe male, vero?
È possibile, spinti dalla sola passione, realizzare un corto di successo?
Si è possibile. La passione ti fa fare cose che non sogneresti mai di fare. Traguardi che non penseresti mai di raggiungere. Molte volte però la passione si deve confrontare con problematiche tangibili, economiche. Credo, però, che con l’idea giusta, in base ai mezzi a disposizione, alle persone con cui collabori si potrebbe creare della vera, inaspettata, magia. La passione è una locomotiva molto potente. Se poi la unisci alla forza di volontà, alla tenacia e all’impegno il successo è quasi assicurato!
Quanto denaro è necessario per la realizzazione di un cortometraggio?
Ho visto cortometraggi realizzati a budget quasi zero, girati con uno smartphone, veramente belli. Certo, c’era un lavoro di post produzione coi fiocchi, ma credo che non sia necessario disporre di grandi cifre. Vero è che non si può realizzare un qualsiasi tipo di filmato completamente senza denaro. Ci sono spese vive inevitabili come l’acquisto di una camera o di computer utili alla post produzione. Il cinema ha bisogno di finanziamenti. È quasi inevitabile.
Le agenzie ed i festival nazionali che ruolo hanno oggi?
Le agenzie hanno il ruolo di scoprire nuove leve, i futuri registi, e l’abilità di saperli poi vendere per altri progetti. I festival nazionali sono una vetrina, un momento di messa in discussione, un confronto diretto con quello che poi sarà il cinema a larga distribuzione. Sono un luogo di scambio con altri addetti ai lavori. Dai quali potrebbero nascere nuove collaborazioni, progetti e, perché no, anche nuovi successi al botteghino!
Onore alla meritocrazia!